In una situazione economica strutturalmente in ritardo serve un aggiustamento di portata storica, ma i politici italiani stentano a concentrarsi sull'interesse generale.
L'accusa è del governatore di Bankitalia Ignazio Visco.
Dopo anni in cui l'economia italiana è stata la peggiore di quasi tutti i paesi sviluppati "l'aggiustamento richiesto e così a lungo rinviato ha una portata storica .. è un aggiustamento che necessita del contributo decisivo della politica, ma è essenziale la risposta della società e delle forze produttive" scrive il governatore nelle Considerazioni finali di quest'anno.
La recessione sta segnando profondamente il potenziale produttivo e "rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale".
L'inversione del ciclo economico verso la fine dell'anno è possibile ma condizionata a una serie di fattori: l'accelerazione del commercio mondiale, l'attuazione di politiche economiche adeguate, l'evoluzione positiva delle aspettative e delle condizioni per investire, la disponibilità di credito.
Nell'immediato le condizioni sono gravi: "lavoro che viene meno e non si crea; imprese che non riescono a modernizzarsi, a finanziarsi, che chiudono, banche indebolite .. tra le quali rischiano di emergere situazioni problematiche".
Ma di fronte a questo quadro "i rappresentanti politici stentano a mediare tra interesse generale e interessi particolari: i cittadini ne ricevono segnali contrastanti e incerti", scrive il governatore.
PER ITALIA NON PRATICABILI SCORCIATOIE CON LEVA BILANCIO
Due giorni dopo l'uscita dell'Italia dalla procedura europea di deficit eccessivo Bankitalia concentra parte delle Considerazioni finali sulla necessità di evitare scorciatoie che passino da un maggior deficit di bilancio.
Visco invita il governo "a non dissipare" il risultato ottenuto a Bruxelles ma a considerarlo "un investimento su cui costruire".
Quindi, va ricordato in primo luogo che, dopo la decisione di pagare parte dei debiti della PA "per quest'anno non vi sono margini di aumento del disavanzo" dal momento che "il margine di fiducia che risparmiatori e operatori di mercato attualmente ci concedono è stretto". E l'Italia, nel corso del solo 2013, ha la necessità di emettere titoli di Stato per 450 miliardi.
Sulle imposte, mentre il dibattito politico è concentrato sull'Imu da ridurre o abolire e sull'Iva di cui cancellare il programmato rialzo, Visco sposta il timing della minor pressione fiscale, anche se pianificabile fin da ora, al medio termine e ribadisce, in linea con la Commissione europea, che si dovranno privilegiare lavoro e produzione. "Il cuneo fiscale che grava sul lavoro frena l'occupazione e l'attività d'impresa".
In tema di entrate Via Nazionale chiede di combattere, anche nella sua dimensione sovranazionale, l'evasione fiscale, fonte di concorrenza sleale e di aumento del carico tributario per i contribuenti in regola.
Al governo poi Bankitalia chiede di dare certezza sulle misure fiscali perchè questo incide positivamente sulle aspettative con un effetto maggiore di sgravi immediati ma di incerta sostenibilità.
IMPRESE: TROPPO POCHE STANNO ACCETTANDO SFIDA CAMBIAMENTO
Al mondo imprenditoriale Ignazio Visco chiede un contributo maggiore di quello fornito sinora al cambiamento che l'Italia deve necessariamente perseguire.
"Le imprese sono chiamate a uno sforzo eccezionale per garantire il successo della trasformazione, investendo risorse proprie, aprendosi alle opportunità di crescita, adeguando la struttura societaria e i modelli organizzativi, puntando sull'innovazione, sulla capacità di essere presenti sui mercati più dinamici". Ma, a differenza del passato, solo alcune lo stanno facendo. "Troppo poche hanno accettato fino in fondo questa sfida; a volte si preferisce, illusoriamente, invocare come soluzione il sostegno pubblico" lamenta la banca centrale.
Reuters|RV