Quale sia il privilegio dei privilegi è noto anche ai sassi: essere, di fronte alla legge, più eguali degli altri. Fino all'impunità. Di questo privilegio, l'aspirante dittatore dello Stato libero di Bananas ha goduto in modo abnorme, spudorato, insultante per la Costituzione e per i cittadini. E ne hanno goduto di riflesso i suoi complici, i suoi gazzettieri, i suoi ruffiani.
L'altro privilegio, inqualificabile perfino in qualsiasi capitalismo con un residuo di dignità civile, è il regalo munificentissimo fatto ai signori dello "scudo fiscale": tassazione al 5% anziché al 30% che hanno pagato i ricchi fiscalmente onesti, e nessuna delle multe salatissime ed eventuali sanzioni penali previste per i comuni evasori e riciclatori. Chiedere la restituzione di quel 25% (che frutterebbe al bilancio dello Stato la bella cifra di 27 miliardi) dovrebbe andare da sé. Con l'appendice di una legge draconiana sull'evasione "ordinaria", senza la quale non ci sarà mai un briciolo di equità ma la logica della rapina, degli amici degli amici e della "legge" del più forte (o più ammanicato, che è lo stesso).
Insomma, i soldi dei "sacrifici lacrime e sangue" si possono prendere da chi le lacrime le ha imposte al paese e il sangue lo ha succhiato a suo profitto, altrimenti salvezza nazionale non sarebbe più la salvezza di tutti (la "nazione" è innanzitutto il terzo stato) ma dei privilegiati, cui Monti promette di non guardare in faccia. E la giustizia è l'ambito su cui è nata la crisi, che ci portiamo dietro da quasi vent'anni, da quando si è voluto seppellire Mani Pulite anziché prolungarla in un'autentica rivoluzione morale e istituzionale. Farne mercimonio per ottenere il voto del Caimano, ora che il suo potere di menzogne e ricatti sta andando in frantumi, sarebbe la più stupida delle rese
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