Industriali della birra sul sentiero di guerra: i produttori protestano contro un nuovo e possibile aumento delle accise sulla birra che renderebbe ancora più precario un quadro dei consumi difficile e in un settore dal quale ogni anno l'erario drena 4 miliardi tra Iva, tasse, accise, contributi sociali.
Gli industriali della birra hanno acquistato una pagina sui principali quotidiani italiani per pubblicare una lettera aperta rivolta alla politica. La lettera, che sarà pubblicata tra domenica 12 e lunedì 13 maggio, non vuole essere una lettera polemica, ma un invito al legislatore affinché faccia una valutazione attenta prima di introdurre possibili inasprimenti fiscali sulla birra. Negli ultimi anni nel settore – animato da multinazionali e società italiane - sono nati 445 micro-birrifici artigianali che hanno creato 4.700 nuovi posti di lavoro. Solo nel 2012 l'occupazione è cresciuta del 4,4%.
«Oggi sentiamo parlare di nuove tasse sulla birra - sottolinea AssoBirra nella lettera aperta. Sappiamo bene che non è facile trovare risorse per finanziare la crescita, ma crediamo che proprio per questo servano soluzioni nuove. Aumentare le accise è una scorciatoia del passato. Anche perché le tasse hanno una conseguenza importante, soprattutto in un momento come questo, sulla vita di tutti gli italiani e non solo sui 35 milioni di connazionali che bevono birra». La politica le chiama con nomi diversi (Iva, accise, Imu, Irap ecc.), ma chi le paga continua a chiamarle tasse.
«Senza alzare i toni – spiega la lettera - abbiamo un invito da rivolgere alla politica. La birra è già discriminata rispetto a tutte le altre bevande non gravate da accisa. In Italia le tasse sulla birra, tra accise e Iva, sono oggi tra le più alte d'Europa: 30 centesimi al litro, cui si aggiunge la doppia tassazione del 21% di Iva. Già oggi un sorso su tre di birra va al fisco. La birra italiana, senza alcun sostegno finanziario da parte dello Stato, contribuisce in termini di entrate per l'erario con una somma complessiva superiore ai 4 miliardi di euro annui solo ritorno derivante delle accise nel 2012 corrisponde a 484 milioni di euro». Nel 2012 la produzione si è attestata a 13,57 milioni di ettolitri (+1,2%) di cui 2 milioni all'export.
«Operiamo in un mercato dove, solo negli ultimi sette anni, c'è stato un aumento della pressione fiscale del 30% - sottolinea Alberto Frausin, presidente di Assobirra -. Il prezzo medio di fabbrica di un un litro di birra lager era pari a 1,1 euro (valore attualizzato al 2012), oggi il costo è salito a 1,40 euro. Tenuto conto della nuova Iva al 21% e delle accise che già gravano sulla birra, l'Italia si attesta tra i Paesi produttori con la pressione fiscale più alta in Europa».